Roma, 2 agosto – La nipote di Robert F. Kennedy, la 22enne Saoirse Roisin Hill, è stata trovata morta nella residenza della famiglia a Cape Code. La causa del decesso potrebbe essere un’overdose. La giovane era già in arresto cardiaco quando sono arrivati i soccorsi.
La ragazza era la figlia di Courtney Kennedy Hill, la quinta degli undici figli avuti dal senatore Bob Kennedy e dalla moglie Ethel. “I nostri cuori sono distrutti dalla perdita dell’amata Saoirse – hanno detto i familiari – ha illuminato le nostre vite con il suo amore, le sue risate e il suo spirito generoso, come dimostrano l’impegno per i diritti umani e delle donne, e il lavoro con le comunità indigene per la costruzione di alcune scuole in Messico”. “Oggi il mondo è meno bello”, ha aggiunto nonna Ethel.
La depressione
Saoirse Kennedy Hill Penned Essay About Her Battle with Depression 3 Years Before Her Tragic Death https://t.co/hiP6RUMNN4
— People (@people) August 2, 2019
In un articolo del 2016 scritto sul Deerfield Scroll, il giornale studentesco della Deerfield Academy, la ragazza aveva raccontato di soffrire di attacchi di depressione: «Anche se ero una bambina felice, ho sofferto e questo disturbo era simile a un masso. Questi attacchi andavano e venivano, ma non mi hanno influenzato fino a quando non sono diventata una studentessa a Deerfield. Ho iniziato a isolarmi nella mia stanza, allontanandomi dalle mie relazioni. Due settimane prima dell’inizio dell’ultimo anno, la depressione è tornata ed è rimasta…», si legge su Fox News.
La giovane confessava, poi, di essersi allontanata dalla scuola per curare il disturbo: «Non mi importava che gli studenti pensassero che fossi andata via a causa di un disturbo alimentare o che fossi stata vittima di bullismo, ma mi preoccupava il fatto che i miei insegnanti e consulenti non sapessero cosa stavo vivendo. Anche se è stato utile parlare con le persone importanti della mia vita, è stato comunque difficile».
Concludeva invitando tutti a parlare del proprio disagio: «Sono molte persone che soffrono, ma poiché si sentono a disagio a parlarne, in pochi se ne rendono conto e questo lascia le persone malate ancora più sole. Stiamo tutti lottando o conosciamo qualcuno che sta combattendo una malattia. Uniamoci per rendere la nostra comunità più inclusiva».