Dopo due settimane in mare la Sea Watch entra nel porto di Lampedusa, violando per l’ennesima volta il divieto di attraccare comunicato anche in precedenza dalla Guardia di Finanza: “non ce la faccio più, devo portarli in salvo”, ha comunicato la comandante Carola Rackete all’equipaggio. Una scelta che le è costata molto: i finanzieri, sono saliti a bordo della nave dell’ong e l’hanno arrestata per aver violato l’articolo 1100 del codice della navigazione: resistenza o violenza contro nave da guerra. E ora la tedesca va incontro ad una condanna da 3 a dieci anni. La decisione di dirigersi verso la terraferma Rackete la prende verso l’una di notte: accende i motori e fa rotta verso Lampedusa. La motovedetta della Guardia di Finanza, che in questi ultimi due giorni è sempre rimasta vicino alla nave della ong le obbliga di fermarsi. Un ordine, dicono le forze dell’ordine, ripetuto tre volte e non rispettato. Quando la Sea Watch è entrata in porto, la motovedetta tenta un’ultima azione, mettendosi tra la banchina e la nave per impedire l’attracco. La capitana non si ferma e porta la nave sempre più vicino. L’incidente viene evitato per poco: la motovedetta e la nave si toccano per un’istante, l’imbarcazione della Gdf finisce contro la banchina e riesce però a sfilarsi senza conseguenze per l’equipaggio. L’ingresso della nave è accolto sul molo dagli applausi di chi sta dalla parte della ong e dalle grida e fischi di un gruppo di lampedusani, guidati dall’ex Vicesindaco dell’isola Angela Maraventano, che urlano vergogna. “Non si può venire a fare quello che si vuole, non venite nelle nostra isola se no succede il finimondo. Fate scendere i profughi e poi arrestateli tutti”, ha gridato Maraventano più volte rivolgendosi alle forze dell’ordine. Alla leghista ha risposto l’ex Sindaco Giusi Nicolini, anche lei sul molo: “Che vuoi tu, chi sei tu per decidere chi deve venire e chi no”. Alle 2.50 i finanzieri sono saliti a bordo della nave per prendere la comandante, che è stata prelevata e fatta salire su un’auto tra gli applausi e qualche insulto. L’arresto è stato ufficializzato poco dopo nella caserma della Guardia di Finanza. Carola ha fatto resistenza alle autorità e ha rischiato di provocare un incidente. “Non avevamo scelta – dice la portavoce della Ong Giorgia Linardi -. Alla comandante non è stata data nessuna soluzione nonostante avesse dichiarato da 36 ore lo stato di necessità. Era dunque sua responsabilità portare queste persone in salvo. La violazione non è stata del comandante, ma delle autorità che non hanno assistito la nave per sedici giorni”. I militari e gli uomini della Polizia successivamente hanno notificato il provvedimento di sequestro della nave. A bordo della nave sono saliti, oltre le forze dell’ordine, anche i medici e i volontari dell’Unhcr e dell’Oim, per un primo screening sanitario. La mattina i Migranti sono scesi dalla nave dell’ong, non prima di aver abbracciato uno ad uno i volontari di Sea Watch.